Stalin e la teoria marxista dello Stato

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Alaricus Rex
view post Posted on 25/7/2011, 22:29 by: Alaricus Rex

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L'esperienza storica del socialismo nell'URSS non ha solo provocato nei capitalisti la più grande paura che avessero mai provato, non ha solo costituito un simbolo ed un punto di riferimento per le masse oppresse dei ogni paese; l'esperienza sovietica ha anche avuto l'iportante merito di porre all'ordine del giorno nuove questioni e problematizzare moltissimi punti della dottrina marxista-leninista rimasti sviluppati in modo insufficiente.

I dirigenti sovietici erano ben consapevoli che il materialismo dialettico e il materialismo storico sono il nucleo essenziale del marxismo e che l'uomo deve usarli per elaborare teorie che riflettano il più possibile la realtà oggettiva.
D'altra parte i compagni sovietici sapevano anche che le altre teorie marxiste vanno storicizzate ed aggiornate al mutare della realtà.

Il marxismo è la scienza delle leggi di sviluppo della natura e della società, la scienza della rivoluzione delle masse oppresse e sfruttate, la scienza della vittoria del socialismo in tutti i Paesi, la scienza dell'edificazione della società comunista. Il marxismo, come scienza, non può restare immobile, ma si sviluppa e si perfeziona. Nel suo sviluppo il marxismo non può non arricchirsi di nuove esperienze, di nuove conoscenze, e pertanto le sue singole formule e conclusioni non possono non mutare nel corso del tempo, non possono non essere sostituite da nuove formule e conclusioni, corrispondenti ai nuovi compiti storici. Il marxismo non conosce conclusioni o formule immutabili obbligatorie per tutte le epoche e per tutti i periodi. Il marxismo è nemico di qualsiasi dogmatismo. - Stalin in Il marxismo e la linguistica

Questa è la tesi fondamentale su cui poggia tutta l'elaborazione teorica dei sovietici. Essa non è condivisa dalla "Sinistra" "comunista". Infatti Amadeo Bordiga scrive nel Dialogato coi morti: "In quello scritto (Problemi economici del socialismo nell'URSS. Ndr) come in molti altri colpevolmente superficiali, ad esempio quelli sul materialismo, Stalin sì mostra davvero convinto che la dottrina del partito evolve nella storia, e alcune delle sue parti vanno gettate via e sostituite con altre (e qui quelli del XX congresso peccano come lui e molto più di lui); a questa correzione e mutazione di principii presiede un pontefice massimo e questo era lui (il XX congresso vorrebbe ritirare questo secondo punto, per grave smarrimento davanti a una vera bancarotta scientifica, ma i rimedi al lavoro ideologico che si vedono proposti sono proprio piccini piccini).

I "marxisti" di questo genere peccano visibilmente di metafisica e di idealismo e non è il caso di occuparsi di loro in questa sede.

Torniamo al nostro argomento.
Uno delle teorizzaioni più importanti e allo stesso tempo più ignorate dai più è quella relativa alla questione dello Stato e del suo ruolo nel regime socialista.

Su questo fronte abbiamo oggi prevalentemente 2 schieramenti:
da un lato abbiamo la tendenza di destra rappresentata dai vari "socialismi nazionali" et similia; questi signori negano la tesi marxista relativa all'estinzione dello Stato e vorrebbero mantenere in eterno l'ordinamento "socialista"; in tal modo essi non si pongono il fine ultimo del raggiungimento del comunismo e si allontanano decisamente dal marxismo.
Dall'altro lato abbiamo i dogmatici e i talmudici (si, sempre loro), tra cui rientrano anche i bordighisti; questi ultimi rifiutano la teoria leninista-staliniana del socialismo in un solo paese e negano quindi il ruolo dello Stato nel socialismo; all'infuori dei già citati "marxisti", i dogmatici tendono a sostenere la tesi dell'estinzione dello Stato dopo la socializzazione dei mezzi di produzione appartenente al marxismo classico senza analizzare la realtà oggettiva.

I marxisti-leninisti, seguendo lo schema hegeliano per la soluzione delle contraddizioni (tesi - antitesi - sintesi), non aderiscono nè all'opportunismo, nè al dogmatismo; essi sintetizzano entrambe le suddette posizioni in un modello superiore.

Fino alla vittoria definitiva del socialismo in un paese, lo Stato permane e si rafforza. Questo può sembrare una negazione della teoria dell'estinzione dello Stato, come nel caso degli opportunisti, ma non è così; Stalin riconosce la piena validità della teoria dell'estinzione dello Stato, ma la contestualizza: Marx ed Engels scrivevano all'epoca del capitalismo concorrenziale, ovvero quando la vittoria del socialismo in un solo paese era ritenuta impossibile; quindi presupponevano la vittoria del socialismo almeno nella maggior parte dei paesi avanzati.

Quali sono dunque le cause del permanere dello Stato fino al raggiungimento delle condizioni indicate da Engels?
In primo luogo l'accerchiamento capitalista, che pone all'ordine del giorno la necessità concreta di avere una protezione organizzata, cioè la difesa che solo un esercito può assicurare.
In secondo luogo la continuazione della lotta di classe contro i resti delle classi reazionarie che hanno perso il potere e che opporranno una maggiore resistenza, forti anche del supporto dei paesi capitalisti; anche se la contraddizione dialettica tra classi dovesse svanire rapidamente i compiti dello Stato non finirebbero: dato che la sovrastruttura ideologica tarda a modificarsi rispetto alla struttura, lo Stato deve agire per appoggiare il consolidamento dell'egemonia culturale del proletariato, fino alla sostituzione della contraddizione dialettica con il sistema critica-autocritica; questo stadio era stato raggiunto nell'URSS dopo la Grande Guerra Patriottica grazie alla politica culturale di Zhdanov e fu perso a causa della "destalinizzazione".

Altro compito dello Stato socialista è quello di impegnarsi ad adeguare i rapporti di produzione e di proprietà alle forze produttive; eliminare gradualmente la produzione e la circolazione mercantile sostituendole con lo scambio di prodotti in natura; aumentare gradualmente il livello di socializzazione dei mezzi di produzione; liquidare la differenza sostanziale tra lavoro fisico e intellettuale, tra città e campagna; aumentare la produzione sociale e sostituire la retribuzione in base ai bisogni a quella in base al lavoro svolto.

Riguardo alla tendenza dogmatica sul problema dello Stato, essa era presente anche nell'URSS fino alle epurazioni degli anni 30, quando i fatti concreti dimostrarono che era necessario adeguare la teoria alla prassi. Esponente di tale tendenza fu il famoso teorico marxista del diritto Pašukanis, il quale, accanto a molte formulazioni esatte, commetteva l'errore di sottovalutare l'importanza dello Stato nella situazione concreta dell'URSS e di teorizzarne la scomparsa a prescindere dalle contraddizioni esterne.
L'errore è notevole ed è tra le cause che portarono alla sottovalutazione generale del ruolo dello Stato nella società sovietica, che sarebbe continuato fino agli anni 30.

Fu Vyšinskij, nuovo teorico del diritto resosi famoso per i suoi infucati discorsi ai processi di Mosca in veste di Procuratore generale, a elaborare compiutamente la nuova teoria marxista dello Stato prevedendo il rafforzamento dello stesso.

Il revisinismo moderno ha fin dall'inizio negato non solo le teorie giuridiche di Vyšinskij e la concezione dello Stato elaborata da Stalin, ma hanno anche gettato via le tesi classiche del marxismo sullo Stato. La fonte dell'errore, sconosciuta ai revisionisti ma non a noi, è niente meno che Kautsky, il quale analizzava lo Stato (come anche l'imperialismo), ovvero una parte della sovrastruttura, creata cioè dai rapporti di produzione, staccandolo dai rapporti di produzione stessi.
Oggi i revisionisti commettono lo stesso errore e perseverano nel commetterlo anche dopo che la pratica ha dimostrato che la reazionaria e utopica teoria della "via parlamentare al socialismo" è destinata al fallimento.
Perseverino pure, accada ciò che deve accadere!
Noi abbiamo già capito da tempo il carattere borghese di simili messeri, le masse lo capiranno con l'esperienza politica diretta.

Noi marxisti-leninisti non daremo mai credito nè chi travisa il marxismo dogmatizzandolo nè a chi lo rifiuta con le argomentazioni più ridicole.
Che la via indicata da Stalin, Vyšinskij e Zhdanov serva da esempio e strumento per i futuri Stati socialisti.

Klim Vorshilov
 
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